L’uomo che sapeva ascoltare

L’uomo che sapeva ascoltare

La fiaba dello sceicco e i suoi 17 cammelli:

L’uomo che sapeva contare” è un romanzo di Malba Tahan, pubblicato per la prima volta nel 1938. Il libro è ambientato a Baghdad nel 1200 circa e narra le vicende di Beremiz Samir e Hanak Tadè Maia che insieme si dedicheranno a risolvere, in modo apparentemente misterioso, diversi problemi logici che affliggevano alcune delle persone incontrate sul loro cammino.

La fiaba dei 17 cammelli recita che un ricco sceicco, molto malato, giunto al termine dei suoi giorni, decise di fare testamento e lasciare ai suoi tre figli tutti i suoi beni. Tante erano le sue ricchezze, ma la cosa a cui teneva di più erano i suoi 17 cammelli pregiati. Lo sceicco decise così di spartire in egual misura tutti i beni, eccezion fatta per i suoi cari cammelli. Per ripartire quest’ultimi volle seguire una vecchia tradizione di famiglia che aggiudicava al primo figlio metà dei cammelli, al secondo un terzo dei cammelli e al più giovane la porzione relativa ad un nono dei cammelli lasciati in eredità.

Nella spartizione dei preziosi animali domestici occorreva tenere conto che nessun esemplare poteva essere privato della vita, che le quote assegnate non potevano essere modificate e che gli eredi dovevano promettere cura e custodia nella stessa misura adottata dal padre, altrimenti avrebbero perso per sempre il diritto di eredità.

Ben presto lo sceicco morì e i tre fratelli vennero chiamati per ricevere il lascito. Giunto il momento di spartirsi i cammelli si resero conto che sarebbe stato impossibile dividere le 17 bestie per 2, per 3 e tantomeno per 9. Più contrattavano e più gli animi dei tre ragazzi ribollivano, più la negoziazione non trovava ragione, più l’eredità veniva messa in discussione. A un certo punto i tre fratelli, sfiniti dallo sconforto, erano quasi propensi a rinunciare per evitare il peggio.

Nel frattempo, uno sconosciuto viandante in cerca di acqua e cibo si trovò sulla strada del villaggio dove si ergeva la dimora dei tre giovani ereditieri.

Il viandante era Beremiz Samir che, stanco del viaggio, sfilò lentamente accanto a loro a capo chino, ma nonostante la fame e la sete non poté proprio fare a meno di ascoltare dispiaciuto la storia di quella famiglia e la tumultuosa lite appena conclusa.

Beremiz per un attimo si fermò, alzò la testa e poi fece una proposta per risollevare il morale e trovare una soluzione a quell’insolita eredità. Senza indugiare decise di dare il suo unico cammello in aggiunta a quelli lasciati dallo sceicco, così da farli diventare 18. A quel punto gli animali non erano più 17 e i ragazzi non avrebbero più dovuto aver a che fare con un calcolo impossibile. Al primo dei tre ragazzi toccò la metà dei 18 cammelli ossia 9 esemplari, al secondo dei figli andarono in eredità sei bestie, ossia un terzo del totale, mentre al terzo figlio andarono 2 dei cammelli stabiliti, dato che un nono di 18 dà 2.

A questo punto la somma dei cammelli così distribuiti, 9+6+2, ridava la cifra originaria ovvero:17, ma dato che i cammelli presi in considerazione per il calcolo erano stati 18, ne avanzava uno, che era proprio quello messo a disposizione da Beremiz.

Fu proprio così che alla fine, accontentati tutti e tre i fratelli, l’uomo che aveva saputo ascoltare riprese il suo cammello, ricevette acqua e viveri, montò sulla bestia e proseguì il suo viaggio.

Bibliografia

  • Ian Giovanni Soscara, La Fabbrica dei Ricordi, Antologia di metafore cliniche e narrative, Cairo, 2016